Con la vittoria nel challenger di Barcellona, Salvatore Caruso è entrato nei 100. L’Italia ora conta otto giocatori nelle parti alte della classifica, solo Francia e Usa ne hanno in quantità maggiore.
Insomma, per abbandonare la sintesi giornalista e tornare nel nostro mood ,il movimento pare divellere con agio tonitruante e a tratti derimente. Dico pare perché non è esattamente così.
Non per fare il disfattista un tanto al chilo, ma le classifiche sono spesso la proiezione di un lungo periodo di crescita (quella sì incontrovertibile), ma come ho già scritto più volte, questo finale di stagione non è stato così esaltante quanto possa sembrare, e le prospettive per la gran parte di questi giocatori non fanno pensare a ulteriori miglioramenti.
Ma ho anche scritto che sarei stato sorpreso di vedere un nuovo italiano nei 100 entro fine anno e ho toppato, quindi vale tutto.
Nell’attesa che nei 100 arrivi anche Sinner (Peccatore rimane insieme a Berrettini il più futuribile degli italiani nel breve e medio periodo) provo a buttare giù qualche considerazione sulla situazione dei nostri e le eventuali possibilità future.
Quello che mi sembrano mancare sono i giocatori da seconda settimana slam o da semifinali nei 1000, mentre abbondano i giocatori medi, solidi e affidabili, ma anche quasi tutti al loro massimo livello.
Fabio Fognini: numero 12
Oggi Fabio, in versione redentore con fretta, ha sbrigato la pratica Querrey in due rapidi set. Sorprende vederlo così pronto sul cemento anche di fronte a specialisti della superficie (anche se l’americano dall’espressione diversamente intensa non mi pare sia all’apice della carriera), specie dopo un periodo parecchio complicato.
Da qui al prossimo Montecarlo Fognini può tornare in top ten e magari con un exploit fare quest’anno perfino le Atp Finals. Successivamente sarei sorpreso di vederlo a lungo nelle parti più nobili della classifica. Fisico, voglia e la solita testa matta rendono il compito complicato.
Matteo Berrettini: numero 13
Gli manca un po’ di forza mentale e qualche soluzione alternativa, ma Berrettini è il futuro del movimento. Per quest’anno temo abbia finito la benzina, anche se le motivazioni date dalla possibile partecipazione alle Atp Finals possono riaccenderlo. Per il futuro la presenza possibile in top ten è possibile, ma non scontata.
Può fermarlo solo la legge delle semifinali slam, ma speriamo di no. Non cercate la legge nell’apposita sezione, la sua scrittura è ancora embrionale, ma pensate a Edmund, Cecchinato, Chung e Querrey intanto.
Lorenzo Sonego: numero 55
Non lo so ragazzi, davvero, a me Sonego sta simpatico. Parecchio. Un grande exploit alla Cecchinato può sempre capitare, finisci nei 20, te la giochi meglio di Ceck e imposti una carriera di alto profilo.
Eppure il protagonista di Karate Kid mi sembra anche lui sia più o meno al top: nella sua miglior versione è un tennista solido e tignoso con un ottimo servizio, ma che non spicca particolarmente, nella peggiore è privo del mordente per vincere facilmente con gran parte dei primi 100. Vedremo.
Marco Cecchinato: numero 69
L’ho appena visto perdere dalla versione scazzata di Paire. Svolgimento: qualche colpo, nessuna conduzione, zero acume tattico (giocava più sul rovescio che sul dritto nullo del francese) eccesso di errori gratuiti, racchette tirate, palle fuori dallo stadio.
Crisi vera, anche malcelata. Dimentichiamocene per un po’. Se torna nei 20 (glielo auguro) mi mangio un lampione.
Andreas Seppi: numero 72
Per quanto la sua natura consista nel divellere e nell’illuminare le nostre esistenze la batteria di Seppi segna rosso. Andreas è morfologicamente incapace di uscire dai 100, potrebbe anche decidere di smettere quando ci è ancora dentro.
Stefano Travaglia: numero 85
Un altro Sonego ma più titubante: il movimento è storicamente capace di exploit tardivi, ma Steto continuerà a passare da finali challenger a qualche primo turno Atp. Sarei molto sorpreso di vederlo protagonista in contesti più importanti.
Thomas Fabbiano: numero 91
Il più ambizioso della truppa, l’unico di questa fascia che ha rifiutato il challengerismo d’ordinanza per provare a giocarsela nei tornei maggiori. Ma i risultati non pagano, per quanto le esplosioni slam sono davvero sorprendenti, soprattutto mai casuali a livello di avversari.
Più facile allora che faccia un quarto in Australia, per dire, che un quarto in un 250. Ma non lo vedo sopra i 70 al mondo.
Salvatore Caruso: numero 98
Pedalando pedalando Salvo ce l’ha fatta. Terraiolo solido, quando tiene e sbaglia pochissimo se la gioca con tutti i giocatori dai 40 in giù, ma anche lui sta più o meno al suo massimo.
Può divellere. Mai con agio. Intanto si becca la copertina.
[Foto credito: TieBreakTennis.it]