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Dove arriverà Carlos Alcaraz Garfia, il giovane talento del tennis spagnolo?

Ricordate lo spagnolo Carlos Alcaraz Garfia, il primo 2003 a vincere una partita a livello challenger? Paradossalmente ci riuscì il giorno dopo che Musetti divenne il primo 2002 a fare la stessa cosa, nel torneo di Sophia Antipolis.

Forse lo ricorderete perché quella partita Alcarez la vinse contro Sinner, il 2 aprile scorso, ad Alicante, nettamente contro pronostico. Qualche mese dopo, a Siviglia, raggiunse persino i quarti.

Ecco, mentre il circuito maggiore è concentrato in Australia, il ragazzino di 16 anni divelle incessantemente da inizio anno, addirittura sul veloce, invece che sulla sua amata terra.

Parliamo di tornei Itf, ma il futuro sarà sicuramente roseo per un combattente del genere, precoce fisicamente, ma soprattutto con la tigna e la tenuta mentale dei predestinati. Insomma, uno che non molla mai: è questo che fa la grande differenza nel tennis agonistico.

Futuro roseo e caratteristiche da predestinato, un po’ come per Sinner e Auger Aliassime, non significano di certo vittorie slam, numero uno del mondo, goat e la solita sfilza di suggestioni avventurose.

C’è un eterno sensazionalismo pigro, sempre alla ricerca del titolo e dell’interesse immediato del lettore, che vede infatti Carlos Alcaraz Garfia il nuovo Nadal, un paragone di cui, poveraccio, non si libererà mai. Ed è un paragone ovviamente eccessivo e attualmente scentrato, ma il giovanissimo spagnolo è certamente uno dei ragazzi più interessanti del circuito.

Non tanto perché Mutanda saltò proprio il circuito minore (dopo aver vinto il challenger di Barletta da infante): i paragoni anagrafici hanno poco senso e sono anche cambiate le condizioni fisiche e tecniche di accesso ai livelli più alti del tennis, quanto perché sono molto meno del previsto i talenti in erba diventati veri fuoriclasse.

A livello strettamente statistico comunque un dato fa davvero paura: Alcarez ha vinto il suo primo punto Atp ancora prima di Nadal, il 14 febbraio 2018. A essere divelto ancora un italiano, Gaio.

Perdere 7/6 al terzo dopo una battaglia pazzesca da un quattordicenne, che entra in un tabellone futures nemmeno con wild card, ma giocando tre partite di qualificazione, è un biglietto da visita piuttosto debordante.

Di che pasta è fatto il giocatore nato a Murcia il 5 maggio 2003 lo scopriremo in tempi piuttosto brevi e il 2020 sembra già l’anno della prima mini esplosione.

Senza grande solidità al servizio, ma con una regolarità da fondo già impressionante (e preoccupante…), Alcarez si è presentato a inizio anno vincendo agilmente indoor a Manacor, dove è rimasto una seconda settimana per continuare a redimere.

Per ora siamo a 9 vittorie su 9 incontri e domani si replica: altra finale con il francese Furness, che settimana scorsa, si è preso un 6/0 6/2 di rara violenza dittatoriale. Non vorrei essere nei panni del transalpino.

Sono curioso di vedere la programmazione per i prossimi mesi, prima dell’arrivo dei tornei su terra. Nonostante a livello futures si possa giocare sul rosso sostanzialmente tutto l’anno, credo che lo spagnolo attenda i primi challenger per riprendere a competere sulla sua superficie ideale.

L’ipotesi più realista per quest’anno secondo me sarà il primo titolo a livello challenger, non per forza di cose in terra spagnola, o non soltanto. Non sarei sorpreso nel vederlo divellere dalle nostre parti, dove si gioca su terra per mesi interi.

Alla portata anche i primi risultati a livello Atp con possibile wild card addirittura a Barcellona, se non per il torneo, sicuramente per le qualificazioni.

Manca la più ingorda delle previsioni, quella sulla classifica. Alcarez è già nei 500, molto probabilmente finirà l’anno nei 200, con un exploit prima del previsto a ridosso dei 100. Se rimane fuori dai 300 mi mangio un boa.