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Federico Gaio divelle a Bangkok nell’evidente disinteresse generale

Io li odio, i nazisti dell’Illinois. E odio pure i suprematisti del Tennessee, soprattutto se giocano seriamente due tornei all’anno e, in questi due tornei, si divertono a tarpare le ali del movimento.

Ma non è questo l’obiettivo di queste righe. L’esperienza e gli anni di magre soddisfazioni mi hanno insegnato che la soluzione migliore in questi casi consiste nel voltare subito pagina, specialmente se la pagina soddisfacente è lì, a portata di mano.

Già, perché mentre Fognini era nel bel mezzo del martirio con l’energumeno Sandgren (per la precisione stava gettando nel cesso due set per via di una chirurgica chiamata di fallo di piede nel tiebreak del primo), arrivava il primo squillo italico del circuito challenger 2020, dopo le finali di Vavassori e Travaglia.

A Bangkok, nel consueto e straziante disinteresse generale, Federico Gaio ha redento. Più forte degli avversari e di un tasso di umidità che rendeva i tennisti a proprio agio come Checco Zalone vestito nella sauna in Cado dalle nubi.

Non mi dilungherò eccessivamente nella biografia del faentino, peraltro già ampiamente approfondita. E, per onestà intellettuale, eviterei anche di addentrarmi in considerazioni sul livello di gioco settimanale di Federico, dato che non ho visto un quindici.

Mi limito dunque ad una asettica analisi dei freddi numeri.

Dopo un secondo turno (che per lui era il primo, vabbè, ci siamo capiti) in cui ha visto le streghe con il solito giapponese a caso del circuito minore asiatico, il nostro non ha più concesso set nelle tre partite successive prima della finale, specializzandosi nel divellamento rigorosamente contro pronostico di attempate cariatidi (Istomin), vecchie (Veselj) e giovani (Popko) ex-promesse.

La classica settimana ruggente alla Gaio, che regala (avrebbe regalato, con il dovuto coraggio) soddisfazioni bettistiche di grande livello.

La finale, dove partiva ugualmente sfavorito, si è conclusa sul 4-2 del terzo set, per il ritiro dell’altro bucaniere di lungo corso del circuito, l’olandese Robin Haase.

Gaio ha portato così a casa il quarto challenger della carriera e ha notevolmente ritoccato il suo best ranking. L’attuale posizione nella classifica live dice 123, +21 sulla migliore classifica datata agosto 2019; il che dovrebbe mantenerlo tranquillamente nei 130 lunedì prossimo, quando uscirà la classifica post Australian Open.

Numero 10 d’Italia (sì, avete letto bene, il numero 10 d’Italia oggi è 123 del mondo), poco o nulla da difendere fino a giugno. Beh sì, un pensierino alla top100 – distante poco più di cento punti – non è un’eresia.

Lunga vita al movimento collaterale, morte al disinteresse generale.