L’autunno è un mood. E se non è rispettato dal riscaldamento globale è ben rappresentato dal tennis, che questa settimana presenta storie malinconiche e prestazioni mediamente tristi. Tra un Fognini che ci ha ingannato, un Caruso rimato, Ferrer politico fine e una tifosa di Federer soddisfatta.
La pasta e il marketing Barilla però li lasciamo in fondo che la mattina i carboidrati abbioccano. Partiamo.
Fabio Fognini: 5
In una stagione paradossalmente fallimentare, resa gloriosa da una settimana incredibile a Montecarlo e dall’ingresso nella top ten, è doppiamente paradossale essere severi con Fognini in una delle poche occasioni in cui è avanzato fino ai quarti di un Atp 500 sul cemento.
Ma Fogna è colpevole e la vita è ingiusta, sbagliata e vendicativa. Colpevole di averci fatto credere di avere un altro nuovo exploit in canna a Beijing. Almeno per la modalità del divellamento, che ha compreso il solito primo turno da reparto psichiatrico contro Kukushkin, con tanto di finale demenziale tra break, controbreak, break, controbreak, break, controbreak e 5 set point consecutivi sperperati nel tie break finale.
La vittoria autoritaria, quasi arrogante con Rublev, nel turno successivo, ha davvero attirato la mia attenzione, come il primo set con Khachanov. Il tempo di portare le bambine a scuola, rientrare in casa e scoprire che il nostro l’ha persa in un’ora scarsa dal suo momento migliore.
Mi pare giusto segnalare come il martirio fogninesco abbia comunque assunto connotati leggermente differenti con partenze a razzo, invece che nell’usuale modalità masoschista, servizi tenuti con autorità samprasiana, blackout gestibili anche di fronte a falli di piedi chiamati sul set point.
Insomma il Fogna mood si è manifestato a pieno solo con la morte improvvisa da metà del secondo set con Khachanov, a dimostrazione che il discreto torneo giocato da Fabio ha messo in secondo problema un problema fisico di pornografica evidenza. Come dire che si è concentrato davvero al massimo sapendo di non averne per grandi battaglie.
Movimento eternamente in salute: 6
L’autunno grigio del movimento, nella sua versione challengeristica, continua a immalinconire, ma il 6 politico arriva per la sicumera crassa con cui Salvatore Caruso si risveglia e arriva in finale a Barcellona, martorizzando la cultura latina di cui è ampiamente parte.
Unico set smarrito con l’eterno eversore dei diritti umani Robredo, già semifinalista certo del Roland Garros 2024.
Oggi parte favorito contro Kovalik (anche se gli scontri diretti dicono 2 a 1 per lo slovacco) però la vittoria in 2 con Munar in semifinale è stata tanta roba. Munar che ricordo ha in dote la simpatia di Hermann Göring.
P.S.) Mentre scrivo Fabbiano e Cecchinato hanno superato le quali di Shangai, vi è quindi gloria, ma concettualmente siamo alla settimana successiva. Quindi è gloria postuma, già prodotta. Non so cosa io stia sostenendo.
P.S. 2) Dal 18 al 24 novembre si giocherà il nuovo Challenger del Levante a Bari. L’Italia aveva un grandissimo bisogno di un nuovo torneo challenger. Ironia esiziale a parte, il torneo sostituisce Andria, quindi il numero è lo stesso, la piazza più importante e per motivi di calendario parliamo di indoor. Se Peccatore non divelle con agio mi mangio un altoparlante.
David Ferrer: 8
Capolavoro politico dell’ex muratore David Ferrer. Non per essere diventato il direttore dell’Atp di Barcellona, ma per aver sostenuto all’interno della stessa intervista l’unicità storica di Nadal e la necessità del tennis di evolversi accorciando la distanza tra un punto e l’altro.
Barilla: 0
Permettetemi un manicheismo, ma la sostanza di cui è fatta il marketing è la melassa strumentale ed esecrabile. La storia della ragazza sarda che espone un cartello brandizzato Barilla al torneo di Madrid, invitando Federer a cena, la successiva ricerca della suddetta da parte dell’azienda e il grande incontro a sorpresa con il divin felpato hanno messo a repentaglio le mie gonadi.
La notizia è così dannatamente contemporanea da non scuotere più nessun animo: probabilmente ecciterà i più, farà fare un sorriso agli altri, renderà indifferenti qualcuno.
Rimangono fuori 14 persone in Europa, nauseate da questa cosa. Io sono tra quei 14, perdonatemi.
[foto credito: Ubitennis]