Come facilmente intuibile dall’immagine, il pubblico delle grandi occasioni ha accompagnato l’esordio challenger di Ibrokhimjon Urinov, uzbeko classe 2002, chiamato per la prima volta a redimere nel torneo casalingo di Fergana.
Probabilmente per l’ultima per quest’anno, visto che la penuria di tornei casalinghi lo costringerà a chiederne un’altra fra un anno esatto.
Il nome del ragazzo (noto per i suoi problemi di minzione) è già leggendario, il suo tennis un po’ meno, ma contiene evidentemente il germe del divellamento, giacché scontrarsi nel primo challenger della carriera immediatamente con Teimuraz Gabashvili e piantargli un break sul volto come biglietto da visita fa ben sperare.
Per chi lo considerava ritirato, invece che tristemente impiegatizio e capace di perdere un po’ da tutti, Gabashvili non è solo uno degli uomini più brutti mai esistiti o l’uomo squalificato per partite truccate, no, il Gaba ha saputo anche asfaltare con violenza crassa e ineluttabile.
Chiedete a Andy “eleganza” Roddick, quando quasi al suo “apice” si beccò un 6-4 6-4 6-2 al terzo turno del Roland Garros. Di quel momento c’è un ricordo su tennis.it ed è caratterizzato dal titolo sobrio, quasi ad anticipare la nascita di questa pagina.
Oggi, Gaba è un fantasma, vive di stenti, è ancora più brutto, ma, purtroppo, per l’occasione ha rispolverato l’istinto paterno nei confronti del sedicenne con questioni rilevanti di diuresi.
Cosi ha pensato di non vendersi la partita e sotto di un break nel primo ha cominciato a produrre inutile gloria, punendo l’incontinente con un duplice 6-3. Forse vendersela, per una volta, non sarebbe stata azione così riprovevole vista la quota altissima di Urinov e il conseguente impatto sulla mia economia domestica.
Sarà per un’altra volta, Ibrokhimjon, sarà per un’altra volta.