Il 1974 è stato l’anno d’oro del poliziesco all’italiana (tra i tanti titoli uscirono Milano odia: la polizia non può sparare e Cani arrabbiati). Castellari risponde con Il cittadino si ribella aggiornando il suo La polizia incrimina la legge assolve (datato 1973 e prototipo del genere) e alzando ancora di più l’asticella del rappresentabile.
La sinossi è pretestuosa e risaputa, ma esplicitabile per dovere di cronaca. A Genova, durante una rapina in banca, tre banditi prendono in ostaggio l’ingegner Antonelli. Malmenato e abbandonato in un’auto, l’uomo brama giustizia, ma quando capisce che la polizia non riesce ad aiutarlo, s’improvvisa detective e decide di vendicarsi.
L’incipit, stilizzato e ultraviolento, con i titoli di testa contrappuntati dalla minacciosa Goodbye My Friend di Guido e Maurizio de Angelis, non si dimentica e immerge subito nell’atmosfera malsana del film.
La scrittura, schematica e pretestuosa, ma estremamente funzionale, è il canovaccio su cui Castellari muove le pedine di un action urbano nichilista e selvaggio, che guarda al western e trova supporto in un montaggio notevolissimo.
La regia è furiosa e ispirata, personale e frenetica, ma ai tempi quasi nessuno sembrò accorgersene. Probabilmente l’insistenza sull’usuale tesi poliziottesca (la necessità della vendetta privata per rispondere alle trame della criminalità e all’inadeguatezza della polizia) ha spostato tutti i giudizi sulla morale reazionaria («è un film della maggioranza silenziosa, e ci tiene a farlo sapere, scrive per esempio “Il Giorno”), astutamente mitigata dalla discendenza partigiana del protagonista interpretato da Franco Nero.
PUBBLICATO SU FILMTV 35/2018