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Il pagellino degli Australian Open

Sospetto ve ne siate accorti: gli Australian Open sono finiti con l’usuale sorpresa nel femminile (Sofia Kenin) e rispettando il più scontato dei pronostici nel maschile, anche se Djokovic ha faticato molto ed è stato 2 set a 1 sotto contro Thiem, in versione Val Kilmer giovane. Il povero austriaco si merita la copertina.

Due settimane di partite mediamente avvincenti, con un pugno di match che oserei dire indimenticabili e un generale stato di apatia movimentista extra Fognini.

Ovviamente, qui su StoriediTennis siamo partiti a 1000, con addirittura due post al giorno, poi il mainstream della seconda settimana era così invasivo che mi è parso inutile versare molto inchiostro digitale, preferendo lo sporadico cazzeggio sulla pagina Facebook.

Il pagellino finale però ci sta.

Epica: 9

Tantissimi gli incontri maschili arrivati al quinto set, molto risolti al super tiebreak, con conseguente portato di dramma indicibile. Nadal ci ha privato di un ultimo set definitivo con Kyrgios, ma la partita dell’australiana del turno precedente, contro Chachanov, per me rimane la sfida del torneo.

Poco dittatoriale e molto più epico del solito anche Il Felpato che ha concesso due set anche al panettiere per la gioia di divellere dal baratro, prima di giocare un grande primo set contro Djokovic. Ovviamente perdendolo.

Gli altri cinque set che mi sovvengono mentre digerisco il risotto parlano italiano: i due vinti da Fognini con Opelka e John Holmes, quello perso da Seppi contro Wawrinka. Chi avrebbe mai potuto fermare Andreas se avesse vinto?

Ho visto poche partite del femminile: fino alla sconfitta di Serena Williams, e anche dopo, è stato un torneo più disciplinato del solito, poi la Kenin le ha schiantate tutte. La WTA rimane il regno di nessuna, va bene così. Va meno bene vedere Muguruza tirare sette doppi falli negli ultimi tre turni di servizio, manco fossimo al circolino.

ANSIA!

Mirka: 0

Basta, basta, davvero basta, non si regge più. In vent’anni mai un momento di serenità o di relax: sempre devastata dall’ansia, con le mani al volto o a pregare disperata, come nel finale della sfida con Millman.

Impeditegli l’ingresso allo stadio, addormentatela con il gas, fate qualcosa. Quel poveraccio di Federer è chiaro che continua a giocare per non passarci la giornata. Lo immagino mettere i giochi della Play station fuori posto e venire umiliato con rara asprezza.

Vamos: 2

Il tennis mortifica la lingua spagnola, non c’è niente da fare. Non esiste inquadratura di coach ispanici che si sottragga all’incitamento vamoscentrico. Specie l’angolo del Mutanda in cui il labiale di Moya ricalca in tutto e per tutto quello dello zio Tony.

Dice solo “vamos”, non esiste vocabolario alternativo. E così qualsiasi altro allenatore spagnolo con altri interpreti.

Diamine alternate con, che ne so: forza, coraggio, stai concentrato, divelli, divelli con agio. Comprate una vocale.

Betting negli slam: 8

Se esistessero solo gli slam si potrebbe campare di scommesse. Sorprese comunque preventivabili, rimonte e generalmente match importanti con vecchi volponi che si conoscono a memoria, legge del 26 senza soluzione di continuità: i tornei slam ridanno una logica bettistica a uno sport disgraziato sotto questo profilo.

Perché ok amare i challenger, provare i minorenni negli Itf, però tra situazioni imprevedibili, rischi di fix e palcoscenici mutevoli, il tennis è la croce di ogni scommettitore, inutile negarlo.

Le migliori giocate ovviamente sono state tutte live, quelle personalmente più redditizie in assoluto sono state le giocate su Gulbis contro Auger Aliassime, ma soprattutto Federer preso quando ha annullato il quarto match point a 10.

Onore anche al solito antepost romantico, naturalmente perso: Kyrgios a 46. Per qualche minuto, mentre giocava con Nadal ci ho anche creduto.