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Il pagellino: i voti tennistici della settimana della Laver Cup

Pagellino della settimana tennistica numero 2: Laver Cup, movimento in salute, mattanze estetiche ed altre amenità.

Partiamo senza indugi, parentesi, introduzioni, digressioni sfiancagonadi.

Lever Cup: 1

Un’orribile baracconata di plastica, che sembra la versione tennistica dell’Isola dei famosi, scritta e diretta secondo le leggi canoniche del moderno intrattenimento televisivo. Sì, scritta perché non veniamo a raccontarci che i tennisti non si scambino favori per rendere più avvincenti le sfide e rendere più bilanciata la selezione tra le dominante Europa e il team world.

McEnroe, capitano del team world non sa se fare sé stesso, lo stereotipo di sé stesso o niente, di sicuro si rompe i coglioni. Borg, invece, è una sfinge ovviamente. Probabilmente gli frega solo di incassare l’assegno. Vogliamo dargli torto?

A bordo campo l’antropoligia del dolore: tennisti che si autoincitano, Nadal che spiega la tattica a Federer per divellere Kyrgios (che da iconoclasta psicolabile qui si trasforma nell’amicone entusiasta in cerca di una famiglia allargata), Fognini a scuola dal Fedal, esultanze scomposte. Ma anche corsette negli spogliatoi, interviste diversamente dissacranti, grida, Sock grassissimo e improvvisamente dominante.
Davvero, anche no.

Movimento e relativa salute: 7

Ebbene sì, martedì scorso sono stato eccessivamente severo e il movimento, che come sapete è un organismo vivente, una mente collettiva, un coacervo di sentimenti, mi ha redento con un paio di colpi di coda.

Se Berrettini ha fatto cilecca contro il sottovalutato Gerasimov (fuori dai 100 solo perché indossa la maglietta della salute) e Fabbiano, lontano dai tornei del grandi slam, mostra la presenza agonista di vostro zio dopo l’ennesima operazione alla prostata, a Biella si è divelto con relativo agio.

La concorrenza spagnola era bella agguerrita, ma trisavolo Lorenzi e Mager si sono issati alla finale, dove quest’ultimo ha vinto invocando una legge di solito legata alla Wta, quella della controinerzia dopo che vecchio (vecchio sì, ti diranno che sei vecchio, cit.) aveva attivato la legge del 6/0.

Matteo Gigante: 10 – opinionismo social 0

Della settimana strepitosa di Matteo Gigante ho già detto tutto. Mi preme segnalare che in alcuni dei tanti forum tennistici dove alberga un’umanità rabbiosa ed esiziale, qualcuno è stato in grado di dargli contro per aver perso contro De Bakker, ex numero 40 al mondo.
La modernità e i suoi rappresentanti mi generano pruriti militari indefessi.

Darya Kasaktina: 0

Ma questa qui precisamente che problemi ha? Non parliamo della solita crisi di rendimento che da top ten ti fa arrivare al numero 43 della classifica, tra prestazioni incostanti, paure ataviche e stato di forma precario. Darya va oltre e corteggia il nulla tennistico. Regalandoci anche una laurea in psichiatria.

Questa mattina, per dire, si è macchiata di una prestazione di bruttezza paradigmatica contro Caroline Garcia, anch’essa non esattamente sempre funzionale, ma che strappa sempre uno sguardo, anche (è doveroso ammetterlo) per la bellezza di un fisico da capogiro.

Prima che la Garcia entrasse un minimo in ritmo e la divellesse con agio, i miei occhi hanno assistito a 8 game fatti di 2 vincenti in totale e 28 errori gratuiti. Epici i 4 doppi falli di seguito con cui la Kasaktina ha consegnato il primo servizio, prima di sparare lunghi tutti i rovesci immaginabili. Sono piuttosto certo che se ci fossi stato io dall’altra parte del campo a tie break ci sarei arrivato. Ed è tutto dire…

E se il grande tennis fosse davvero nei campi di periferia per sposare un adagio prestato dal calcio?