Nel silenzio più assordante (il mio, in termini di post qui dentro) e nel clamore generale più rumoroso, Jannik Sinner ha vinto le Next Generation ATP Finals.
Lo ha fatto con agio disumano, da wild card, contro ogni pronostico, a 16 di quota, mostrando una tendenza alla dittatura pienamente matura.
Vedere la news ovunque mi ha paradossalmente sottratto un po’ di slancio. Sinner ci ha messo pochi mesi a perdere quell’anonimato che è un po’ il sale di questo sito, ma di lui continuerò a scrivere e parlare, sia chiaro.
Personalmente però, è talmente tanto che parlo di questo ragazzo e promuovo il tormentone peccatoriale che a ogni sua partita divento il centro di gravità di una serie di attenzioni e invettive talmente diffuse che a fine match mi sembra che non ci sia più nulla da dire sui risultati ottenuti e le aspettative per il futuro.
Inoltre, lo confesso, ho visto pochi punti della finale delle Atp Next Gen. Non perché fossi sicuro che avrebbe divelto in scioltezza il minotauro australiano, ma perché ero da amici a bere e mangiare l’impossibile. Quando ho preso in mano il telefono, Sinner era al terzo set e “lo strumento freddo e meccanico” ribolliva di privati, notifiche e foto, tanto che mi è sembrato quasi logico vincesse.
Non è importante il valore relativo di un torneo che non assegna nemmeno punti, ma il dato che sottende: Sinner si è portato a spasso tutti gli avversari.
IL LUCCICANTE PRESENTE
A sorprendere è ancora una volta la capacità di miglioramento di questo diciottenne, prestato al tennis dallo sci in età avanzata, rispetto alle storie di agonismo di successo, e diventato quasi ingiocabile per gran parte del circuito nel giro di pochi mesi. Perché che vinca o perda, la palla di Sinner fa male ovunque e a chiunque, questo è un dato.
Se della solidità mentale paurosa si è detto e ridetto, occhio anche alla rapidità con cui sta risolvendo alcune questioni del suo gioco, servizio in primis, sempre stato molto veloce, ma discontinuo sulle percentuali e sull’efficacia.
A Milano, su campi particolarmente adatti al suo tennis diversamente attendista, Peccatore ha sommerso gli avversari di ace e messo sempre la prima nei momenti importanti. Ma ha anche dato sfoggio di una risposta fulminante (quella con la media oraria più alta tra i partecipanti), con la quale prendere il comando del gioco immediatamente.
Se sul lato del rovescio pare già impossibile migliorare un’arma francamente letale, il diritto “pecca” di continuità, ma è altro colpo che fa molto male e in chiaro miglioramento, come il gioco di volo, che rimane il suo punto debole, ma sono sicuro che con Piatti e con la sua velocità di apprendimento saremo a regime a breve.
I più disfattisti potranno trovare problematica la tendenza di Sinner a giocare sempre a 1000, specie quando si arriverà a sgommare sulla terra, ma siamo sicuri che la mancanza di un piano tattico attendista sia un vero problema?
Da questo punto di vista le somiglianze, spesso giustamente invocate, con Agassi sono molteplici, anche se l’americano ha sempre sentito maggiormente il peso psicologico del suo essere predestinato (e Open sta lì a ricordarcelo); di certo Sinner è l’interprete più limpido di una nuova generazione di tennisti sfrontati, sempre improntati al rischio e alla ricerca del vincente. A Milano ce n’erano parecchi: Tiafoe e Humbert su tutti.
IL FUTURO INELUTTABILMENTE ROSEO
Riguardo questo futuro luminoso, su cui a parte quelli che devono per forza frenare (come se non esistessero più teste e manici in grado di saper reggere la pressione), tutti convergono, da stabilire è solo quanto roseo possa essere.
Francamente trovo quasi superfluo ribadire le possibilità di vederlo nella top ten: con i mezzi e l’attitudine che ha, troverei molto sorprendente non raggiungesse tali livelli persino nel breve periodo. Le vie del tennis sono infinite, ma la logica dice che Sinner arriverà presto in alto.
Ricordo che navigando spesso su siti di scommesse (nessuno strumento è più attendibile per avere il polso su potenziale e aspettative), qualche settimana fa scovai una quota speciale: Sinner nei 10 entro la fine del 2020 a 26. Quasi tutti quello a cui l’ho proposta mi hanno preso per matto. Un mese dopo la quota è sparita e la sensazione che sia almeno possibile c’è eccome.
La mia grande fiducia in Sinner è il risultato di un’attitudine che rifiuta la sconfitta e il vittimismo e di un gioco, che se ben oliato non è assolutamente scardinabile, se non da grandi maghi della difesa, del tatticismo e della solidità mentale, ovvero da Djokovic, Nadal e da Medvedev, tra i nuovi.
Per questo, quando questo benedetto cambio generazionale prenderà realmente vita avremo risposte più chiare sulle ambizioni del sudtirolese e sulla possibilità di vincere tornei slam.
Attualmente, infatti, al netto delle ambizioni e del talento, non abbiamo uno storico del suo gioco 3 set su 5 (anche se la prima con Wawrinka agli Us Open fa ben sperare), che, come chi bazzica il tennis con accortezza sa bene, è un altro sport. Vero Zverev?
Se devo azzardare qualche previsione però immagino Sinner vincitore Atp già nel 2020, magari anche già indoor dopo gli Australian Open (dove sarà una delle mine vaganti più pericolose, se il sorteggio non lo mette subito contro un ingiocabile), e con qualche exploit nei tornei più importanti.
L’analogia, anche anagrafica, più centrata mi sembra quella con Félix Auger-Aliassime, il canadese classe 2000, esploso quest’anno a grande livello, prima di una crisi di fine stagione che ovviamente non auguriamo a Sinner.
Più solido e fisicamente più pronto il canadese, più talentuoso l’italiano, che non ha quindi bisogno di essere al massimo della forma per brutalizzare gli avversari.
OK, a questo punto un pronostico devo farlo: io dico che chiude il 2020 nei 20, il 2021 nei 10 e vince uno slam entro tre anni.
Cosa scommettiamo?