Se c’è stato un gruppo cult nell’hard rock (con sporadiche riminiscenze prog) inglese di inizio anni ’70 questi sono gli Uriah Heep.
Oscurati da Led Zeppellin, Deep Purple e Black Sabbath, poco celebrati (se non proprio disprezzati inizialmente) e riscoperti tardivamente, hanno conosciuto piccole gioie commerciali grazie a Gipsy nell’esordio Very ‘eavy Very ‘umble, senza mai spiccare mai il volo commercialmente parlando.
Tranne in Italia dove ebbero probabilmente i migliori risultati d’Europa.
Per quanto band coesa e poco portata a personalismi vanesi, il dittico compositivo originale era riassumibile dal chitarrista Mick Box e dal cantante David Byron, ma è l’arrivo del tastierista a Ken Hensley dare una sterzata pentagrammatica alla band.
Salisbury (l’album) è un bel caleidoscopio di sonorità e invettive, alcune delle quali piuttosto avveniristiche. Tutte però all’interno di una struttura essenziale, quasi cartesiana, con un poche divagazioni strumentali.
Grazie a un’ottima rimasterizzazione è anche album che suona molto bene anche oggi. Molto più dei successivi, soprattutto di Demons and Wizards, altro lavoro impeccabile.
La title track però è un caso a sé, un episodio isolato e una concessione al primo dilagare di suite acrobatiche del periodo. Eppure è pezzo clamorosamente ispirato e capace di mettere insieme una serie di suggestioni molteplici con una maturità insospettabile.
Buttiamoci l’orecchio
Ora, la suite per molti è una iattura, qualcosa di prolisso e mai necessario, soprattutto il manifesto musicale di un periodo che ora ci piace considerare “antico”. Invece è un genere nel genere con decine di casi immortali che non è il caso di mettersi a elencare.
Salisbury è un pezzo progressive più nella concettualizzazione e nelle orchestrazioni affidate a John Fiddy (che aveva messo già le mani nella irripetibile Valentyne Suite dei Colosseum) che in concreto.
Pullula di squarci psichedelici e boogie, ha un andamento più da jam session (nelle fughe strumentali) che da partitura chirurgica e ha una facilità di ascolto assoluta.