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Crisi: la caduta libera, senza paracadute, di Misha Zverev

C’era una volta Misha Zverev, tedesco, massiccio, giocatore di volo spesso fuori luogo.

Diversamente dal fratello più piccolo, nato noioso dominatore, anche se attualmente in piena crisi tecnico-mentale, Misha è da sempre un figlio di un dio minore (cit.).

Panda del serve and volley duro, puro e masochista, ma con un servizio non irresistibile e la tenuta da fondo campo che rivaluta Nargiso, ha fatto il suo per un decennio scarso. Poi, qualche anno fa, il baratro più inaudito, il pensiero di mollare e la più letteraria della rinascite, culminata con una vittoria incredibile in Australia, dove divelse con agio Andy Murray! Non in finale eh, però fu l’apice della sua inattualità per una volta gloriosa.

Da lì riprende a vivacchiare e passa un po’ di tempo intorno alla posizione 50, ma dura poco.

Il 2019 è nel segno del martirio inaudito e terrificante: le perde tutte, ma tutte. O quasi, da gennaio infatti ha vinto 2 partite, una più di me…

Oggi, mentre lo vedo farsi redimere perfino da Steve Darcis, al primo turno di Wimbledon, non ho potuto reprimere un moto di malinconia e da dedicargli queste poche righe.

[Foto credit: scroll.in]