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La legge del baratro applicata a Fabio Fognini

Dopo aver raccontato la legge Tommasi, quella del 6/0 e quella del Lucky Loser, è tempo affrontare la legge del baratro. Mi duole attribuirla a Fabio Fognini, ma la sua settima sconfitta contro Carreno Busta ad Amburgo, grida fortissimamente baratro.

Il baratro è un momento topico, di drammatica labilità: è uno stato fisico e uno stato mentale, un punto di non ritorno di orgiastica memoria, oltrepassato il quale il giocatore a un passo dalla sconfitta riemerge, alzando il suo livello o appellandosi al suicidio rituale dell’avversario.

Sono come “quei 2 centimentri davanti alla faccia” di alpaciniana memoria che “segnano la differenza tra vivere e morire”, per proseguire nella citazione di Ogni maledetta domenica.

Il baratro è molto più facilmente individuabile quando a essere sotto nel punteggio è il favorito, perché per chi è dato sfavorito in partenza il baratro potrebbe essere la partita stessa, una sorta di martirio ontologico.

Il baratro diventa condizione sublime e inafferrabile nella WTA, dove con 3 break di svantaggio sai che puoi comunque riprenderla.

Impossibile fare troppi esempi, staremmo qui per delle settimane: mi limito a ricordarvi le contemporanee semifinali del Roland Garros, dove ne abbiamo viste di ogni tra Barty e Anisimova, ma anche tra Konta e Vondrousova.
Il caso storicamente più esaustivo di baratro lo troviamo negli slam maschili però: Boris Becker ne ha fatto quasi la sua cifra agonistica con mitiche rimonte, spesso ai primi turni, da 2 set sotto. Probabilmente, però, il caso più esemplare è stata una dolorosissima rimonta di Murray a Gasquet. al Roland Garros.

Il favorito, in quel caso Murray, solitamente va 2 set e un break sotto, la prospettiva di divellere è ormai lontanissima, ma se fronteggia la palla del doppio break, ecco, quello è il fottuto baratro.

E quando parte la rimonta, usualmente è anche netta e sadica. Perfetta se dall’altra parte c’è tristezza Riccardo Gaschetti.

Il singolare caso di Fabio Fognini

Detrattori (molti) ed estimatori (altri, tra cui il qui medesimo) dovrebbero convergere almeno su una questione analizzando Fabio Fognini: parliamo di un giocatore piuttosto unico e inusuale, capace di tutto, nel bene e nel male.

Fabio Fognini, tra l’altro ,è il re della legge baratro, è quasi la sua condizione esistenziale che lo accompagna a ogni primo turno di un torneo in cui parte da favorito.

Se volete fare qualche euro al betting con Fabio, il break subito in apertura, come la perdita del primo set, e, appunto la rimonta, sono autentici cavalli di battaglia, specie nei tornei Atp 250.

Parte annoiato, si guarda intorno, corruccia le ciglia, sembra reduce da mezzo kg di carbonara, risponde dai teloni, è irregolare e sbrocca nei primi 15 minuti con arbitro o con lo spettatore che si siede in ritardo. Poi, prima o poi, alza il livello e prova a divellere.

Fognini è stato capace, addirittura, di applicare lui stesso la legge del baratro, ma da sfavorito e contro sua maestà Rafa Nadal, agli Us Open del 2015, da 2 set e un break sotto.

Quindi derubricarlo, come capita spesso, come un talentuoso dalla testa matta, completamente fallimentare significa concretamente non sapere leggere il tennis del ligure.

La debolezza mentale, quasi al confine del bipolarismo, è da sempre la caratteristica del tennista italiano, eppure, senza un servizio di primissimo livello, con le sue idiosincrasie e con un eccessivo squilibrio al terracentrismo, è entrato nella top ten e ha bazzicato a lungo nella top 15.

In altre parole, Fognini, è questo, prendere o lasciare, ma vi prego, basta con la frase fatta sfiancante “Cosa sarebbe con la testa di Nadal!”. Non sarebbe Fognini.

Le 7 sconfitte contro Pablo Carreno Busta

Il tennis, come lo sport, come la vita, è fatto di curiose consuetudini. Quella del martirio senza fine di Fognini contro Busta è una pagina di tragicità inaudita, anche perché Busta è solo un ottimo regolarista normodotato con gli occhi sgranati.

Sonnolento e irricevibile, è un tipo tosto, ma non impenetrabile: non è esattamente Djokovic. Insomma l’idea che sia imbattibile per Fognini (non essendolo nemmeno Nadal) genera subito riso e stupore.

Busta (mai nome fu più foriero di potenziali insulti durante la visione), lo ricordiamo, per anni vivacchiare nei tornei Challeger. Poi ha avuto una stagione indimenticabile, compresa di semifinale slam, ma ora ha ripreso a lottare per stare con fatica nei 50.

Busta è quindi un Marco Cecchinato più ordinato, meno tecnico e anche meno irritante agli occhi di chi ha il masochismo di tifarlo. Può battere Fognini, non dovrebbe dominarlo soprattutto psicologicamente.

Ieri Fognini era dato leggermente sfavorito, non tanto per gli eterni problemi fisici, ma proprio perché i precedenti contano. Non ha preso l’impegno sotto gamba, anzi, il Fognini del terzo turno è spesso il più centrato, capace perfino di partire bene, complice il fallimento tecnico iniziale del suo avversario.

Vinto facilmente il primo set, ha continuato ad alzare il livello anche quando Busta ha iniziato a smettere di sbagliare e ha piazzato qualche vincete.

Poi è successo questo:

Fognini è avanti di un set e un break, Busta serve sotto 2 a 0 al secondo e fronteggia una palla break. Chi conosce Fabio e la legge del baratro qui comincia ad avere paura. Ecco che la prevedibilità del male mostra il suo piano.

Se Fognini non vince il terzo game, al 95% perde la partita al 100% perde il set. Anche perché al baratro si somma la sudditanza psicologica. Se uno ti ha battuto 6 volte, spesso annullandoti anche 965 palle break, il pensiero va direttamente a “E se ci perdessi anche oggi”.

E li muori. Malissimo.

Busta tiene il servizio e io scrivo questo sulla pagina Fb del sito:

Quando Busta maledetto ha attivato la legge del baratro annullando la palla del 3 a 0 pesante ho visto il solito film e ho perso interesse. Alla fine è uno sport ripetitivo. Peccato per Fognini, brutta sconfitta.

L’autocitazione non è pleonastica o per darmi arie da veggente, ma per sottolineare, ulteriormente come la vita sia profonda sofferenza. Quasi insostenibile.

Neanche il tempo di insultare un passante a caso dalla finestra che Fognini perde il secondo set 6/2. La partita è segnata, ma il divellamento successivo non sarà nemmeno con agio, tanto da dare adito a un sommo masoschismo fogniniano.

Fabio, infatti, ci riprova e invoca ancora la legge del baratro nello stesso identico modo nel terzo set. Va avanti di un break, spreca la possibilità del doppio break e ovviamente viene ripreso.

Altrettante ovviamente chiama il fisioterapista, un classico sempre più ammantato di teatralità.

Non molla però, tira fuori l’orgoglio, annulla palle break e match point per perderla netta al Tie Break del terzo set.

Lo sport sa essere cattivo e ingiusto, il tennis sa ridefinire l’idea stessa del dolore, del dramma psichico.

Fognini perde per la settima volta con Busta: è mattanza.