Matteo Berrettini entra, quarto italiano nell’era Open, secondo quest’anno dopo Fognini, tra i primi dieci giocatori della classifica Atp.
Utilizziamo un vecchio tic giornalistico (quello dell’alfabeto) per scoprire meglio come è arrivato a redimere con tale agio.
A come Circolo Canottieri ANIENE
La casa di Matteo, dal 2010. Il luogo dove, allenamento dopo allenamento, sono state costruite le basi per questo risultato straordinario.
B come BERRETTINAZO
Ovvero il match con Federer sul Centrale di Wimbledon di quest’anno: una stesa micidiale, a tratti quasi grottesca, dopo che la battaglia con Schwartzman aveva alimentato speranze, se non di vittoria, almeno di bella figura.
Le scorie di quella partita, sommate all’infortunio alla caviglia immediatamente successivo, avrebbero abbattuto un bisonte. Non Berrettini, che nella sua ancora breve carriera ha dimostrato di possedere una delle doti principali che caratterizzano un campione: imparare dalle sconfitte, anche da quelle più dolorose.
C come CAMPORESE
Il primo, facile, paragone, quando Matteo ancora procedeva nella sua irresistibile scalata in classifica, spesso a botte di cinquanta posizioni per volta, e tra gli appassionati cominciava a circolare il suo nome.
Berrettini ricorda Camporese soprattutto per la combinazione devastante servizio-dritto, decisamente poco usuale nella storia del tennis italiano. Ecco, per anni ci siamo chiesti dove sarebbe potuto arrivare Omar, con un footwork decoroso e senza quei limiti congeniti negli spostamenti. Oggi, forse, abbiamo la risposta.
D come DIVELLERE
Perché, oggettivamente, quando funzionano servizio e drittone, egli divelle. E poi per un motivo più prosaico: se non utilizzo almeno una volta il verbo divellere, Aiello non mi pubblica il pezzo.

E come ERBA
Superficie particolarmente indigesta nel 2018 (una sola vittoria, peraltro soffertissima, con Sock a Wimbledon), terra di conquista e trampolino di lancio per l’ingresso in top20 nel 2019.
Undici vittorie e due sconfitte, titolo a Stoccarda, ottavo di finale a Wimbledon. Ah, le vittorie diventano dodici, se consideriamo anche il successo su Gunneswaran a inizio anno, in quella roba lì che si ostinano a chiamare ancora Coppa Davis.
F come FIORENTINA
La squadra del cuore, cosa decisamente non banale per un ragazzo romano. Il motivo sta nelle origini del ramo paterno, il nonno Piero era infatti di Firenze e ha trasmesso la passione per i viola prima al figlio e poi al nipote.
G come GSTAAD
Il primo 250 non si scorda mai. Il 20 luglio 2018 Matteo sconfigge 7-6 6-4 Bautista e si aggiudica il primo titolo nel circuito maggiore. Senza concedere set agli avversari e soprattutto (aspetto discretamente significativo, specie in un torneo su terra, pur con i benefici dell’altura) senza perdere il servizio in tutto il torneo.
Nel 2019 sono arrivati i trionfi di Budapest (ancora terra) e sull’erba di Stoccarda. Curiosamente non ha ancora vinto tornei sul cemento, dove ha realizzato il miglior risultato Slam, la semi di New York.
E indoor, dove le condizioni sono apparentemente ideali per il suo gioco, ma lui preferisce giocare all’aperto.
H come HEMINGWAY
Si rilassa leggendo, Matteo, in particolare letteratura americana, da Bukowski a Hemingway. Oppure guardando un film, Tarantino, Kubrick o Sorrentino che sia, ragionandoci poi su con il suo mental coach Stefano Massari.
I come IRVING
Sicuramente la finale del 2018 nell’ultima edizione del ricco challenger che separava Indian Wells da Miami non sarà ricordata tra i momenti più alti della carriera del tennista romano.
Però la semifinale con Fucsovics, almeno in questo alfabeto, ci sta, visto che la vittoria in quella partita ha certificato il suo ingresso per la prima volta tra i primi 100 giocatori del mondo. E, per capire quanto questo traguardo sia importante, basta pensare a Sinner, che lo raggiunge proprio oggi.

J come JACOPO
Jacopo Berrettini è il fratello minore, classe ’98, ma la racchetta in mano l’ha presa prima lui. E ci ha messo anche un po’ di tempo a convincere Matteo a lasciare perdere il basket. Gli appassionati di tennis sentitamente ringraziano.
L come LUCKY LOSER
La sua carriera Slam è cominciata con un ripescaggio, negli Australian Open 2018. Al primo turno ha incrociato Mannarino, che lo ha sconfitto in tre comodi set.
A Melbourne ha perso al primo turno anche nel 2019, con Tsitsipas, giusto per evidenziare quali possono essere i margini di miglioramento in classifica a breve termine.
M come MILLENOVECENTONOVANTASEI
L’anno di nascita di Matteo. Il giorno è il 12 aprile, Pete Sampras era numero uno del mondo, Renzo Furlan aveva già imboccato la parabola discendente, ma era comunque il primo giocatore italiano, al numero 39. Il coach Santopadre arrancava alla posizione 202.
Io bivaccavo all’università e consultavo sul Televideo i risultati di Andrea Gaudenzi (nuovo presidente dell’Atp da gennaio. In bocca al lupo!) nel torneo dell’Estoril. Il tennis era sparito completamente dai palinsesti tv e, per gli appassionati, rimanere un minimo aggiornati era decisamente complicato. Ma che ne sanno i duemila?
N come NBA
Il basket è un’altra passione di Berrettini. Tifa Cleveland Cavaliers ed è un grande fan di Lebron James, quindi sospettiamo che ora simpatizzi per i Lakers. Da ragazzino ha praticato poi, per nostra fortuna, ha scelto il tennis.
O come OTTOCENTOTRENTATRE
Ricordo che il 17 ottobre 2016 era n. 833 del mondo. Trattasi del mio tormentone, di cui ancora vivo schiavo, come il ‘buciodiculo’ di Martellone in Boris. Il mio pubblico vuole questo da me.
P come PRIMA DI SERVIZIO
Quanto è bello sapere di poter contare su un’amica preziosa come lei, sempre pronta ad aiutarti nei momenti di difficoltà. Mi piacerebbe conoscere la percentuale di prime di servizio di Matteo, quando fronteggia una palla break, non penso di sbagliarmi se ipotizzo una percentuale intorno all’80%.
Q come QUINZI
Nel 2017 Berrettini fallì di poco la qualificazione diretta alla prima edizione delle Next Gen Finals di Milano, poi vinta da Chung.
La stagione, quella dell’esordio a un certo livello, era stata faticosa e così lo scoglio delle prequali si rivelò insormontabile. Il ‘suo’ posto in tabellone andò così a Quinzi e si può dire a posteriori che quello fu il canto del cigno del ragazzo di Porto San Giorgio, almeno come presunto Messia del tennis italiano.
Una situazione più o meno analoga si è ripresentata quest’anno con Sinner e, visto che l’esperienza insegna, la Federazione ha evitato di correre rischi, assegnando direttamente la wild card al cavallo buono.

R come RUBLEV
Nella storia di ogni tennista, ci sono gli avversari-talismano, quelli che incrociano la racchetta in particolari momenti della carriera. Matteo ha affrontato Rublev in quattro partite, ne ha vinte tre. La prima a Gstaad 2018, primo torneo vinto. La seconda a New York 2019, prima semifinale Slam. La terza la scorsa settimana a Vienna, prima volta in top10.
Incrociamo le dita, perché (Tsonga permettendo) i due sono in rotta di collisione pure a Bercy.
S come SANTOPADRE
Fratello maggiore prima che coach, elemento fondamentale nel processo di crescita del ragazzo. Ha preso un tennista non molto considerato e passo dopo passo, con un progetto a lungo termine, lo ha accompagnato ai vertici del tennis mondiale. Badando relativamente ai risultati che, anziché ossessione, sono diventati conseguenza.
T come TOMLJANOVIC
L’australiana di Zagabria è ormai presenza fissa all’angolo e nelle stories di Instagram. Dà l’impressione di essere un’altra tessera importante nel puzzle dell’equilibrio di Matteo, arrivata al momento giusto e in contemporanea con il definitivo salto di qualità.
U come US OPEN
Lo Slam della consacrazione anche sul cemento outdoor, fino a quel momento la superficie più avara di risultati. E pensare che i bookmaker lo davano sfavorito già nel primo turno con Gasquet, reduce da discreti risultati nei 1000 dell’estate americana, a fronte dei 10 punti in due tornei portati a casa da Berrettini.
E invece. Le tirate fino alle ore piccole, la barba del ristoratore di Via della Pace (presenza fissa all’angolo), il tiebreak del quinto da infarto con Monfils, dopo i match point falliti, un italiano in semifinale a New York dopo 42 anni, qualche rimpianto per quel primo set con Nadal.
E, soprattutto, la netta sensazione di essere soltanto all’inizio.
V come VICTOR TROICKI
Il primo tennista sconfitto da Berrettini nel circuito maggiore. Doha, gennaio 2018, sembra passato un secolo.
Z come ZUCKERBERG
Con Aiello amministro la pagina Facebook Vite brevi di tennisti non eminenti, fonte inesauribile di cazzeggio e di spunti per questo blog.
Ecco, visto che lì si parla esclusivamente di tennis (e al 70%, ultimamente, di Berrettini e Sinner), vorrei chiedere a Zuckerberg per quale motivo, tra quelli considerati consequenziali alla pagina, viene suggerito dall’algoritmo il gruppo ‘Spogliami ora’.