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Asfalto indoors: Berrettini dissanguato da Djokovic alle Atp Finals

Avrei voluto scrivere un articolo quasi vero, entusiasta di vedere dal vivo Matteo Berrettini alle Atp Finals, ma poi la vita reale, personificata in quel cyborg che è Novak Djokovic, mi ha fatto passare la voglia.

Come disclaimer iniziale devo subito confessare che Djokovic non l’ho mai potuto soffrire, anche prima che diventasse il Serbinator che è ora… Chiaramente lo si ammira per quanto ottiene sul campo, ma non c’è nulla, zero, zilch, nada, che mi piaccia di lui.

Ecco, in un momento di raro patriottismo, ho sfoderato la bandiera italiana e in una bella domenica di sole sono andata a North Greenwich, due fermate da casa.

Atp Finals, live da Londra, video di Laura Vergani

Contavo di coniugare la mia enorme passione per il tennis con un po’ di sano gioire per il giovanotto italiano che ci ha fatto gia’ un po’ sognare negli ultimi mesi.

Invece, dopo poco più di un’ora di partita ero già in coda per il tube. 65 minuti, tanti unforced errors (28 nel primo set, il secondo non lo so, ma peggio ancora) e il servizio per quanto spessissimo sopra le 200 orarie non mordeva assolutamente.

Berrettini era un po’ nervoso di sicuro, ma nel quarto gioco alcuni buoni scambi facevano sperare che si stesse scaldando un po’… e invece è stato un bagno di sangue. Djokovic gli ha subito preso le misure al servizio, sbagliava pochissimo, rimandava tutto di là. Era in grandissima forma.

Esemplare un passaggio nel secondo set, quando Berrettini dopo uno scambio agguerritissimo (perso ovviamente) ha guardato il suo angolo e ha detto “Cosa devo fare per vincere un punto?!”

Classica frustrazione da match contro il serbo e la poca esperienza di Matteo contro il mostro a cui devo tutti i peggiori dolori della mia onorata carriera di Rafanatic si è vista chiaramente.

Io mi sono fatta l’idea che Berrettini non avesse una chiara strategia di gioco per affrontare Djokovic. Ha cercato di combatterlo giocando il suo tennis di base con servizio forte e dritto imponente, all’inizio usava persino pochissimo lo slice backhand. Ma senza un piano specifico, giocava un punto alla volta.

Divellamenti ravvicinati: video di Laura Vergani

Verso la fine del secondo set, quando era ormai tutto perduto, ha iniziato ad andare un po’ a rete e qualcosa ha raggranellato. Forse avrebbe dovuto farlo di più fin da subito, ma certo è facile a dirsi e molto piu’ difficile a farsi quando davanti c’e’ un robustissimo muro di gomma.

Insomma, adesso il nostro bel giovanotto (dal vivo ha un fisico veramente impressionante e si muove bene per l’altezza che ha) si è liberato dall’ansia del debutto, speriamo che faccia meglio con Federer e Thiem.

A me ha fatto comunque piacere vederlo giocare dal vivo, e penso che il suo comportamento sotto pressione sia stato impeccabile – magari avrei voluto vedere un po’ di passione in più, ma era veramente frastornato dalle tegole che gli arrivavano addosso senza sosta.

215 km orari

Eravamo tanti italiani all’O2 oggi e spero che abbia sentito almeno un po’ di beneficio del caloroso tifo che gli abbiamo tributato.

Come si dice qui, onwards and upwards Matteo! E ovviamente, Vamos Rafa Siempre, così Aiello si infastidisce il giusto.

[foto credito: Laura Vergani]