Ce ne siamo accorti tutti: il 2020 di Jannik Sinner non è esattamente sulla falsariga del finale del 2019. La condizione del giovane altoatesino alle Next Gen Atp Finals era così esplosiva – più mentalmente che fisicamente, il ragazzo ha terminato la stagione molto stanco – da dare adito a pensieri di crescita ancora più rapida di quanto non fosse stata fino a quel momento.
Si è parlato di slam, divellamenti inauditi, ingresso nei 10, conduzione di reality show: ci abbiamo scherzato un po’ tutti, anche perché qui dentro non facciamo altro che cazzeggiare, fortunatamente.
Ma chi conosce un po’ il tennis sa che questo sarà un anno molto duro. Gli avversari cominciano a conoscerlo e a rispettarlo, il palcoscenico diventa quello dei tornei Atp e Sinner ha tutti i riflettori puntati.
In tutto questo, mentre le prime due uscite dell’anno (le sconfitte al primo turno con il frigorifero Ruusuvuori, poi finalista, e con Paire, anche lui finalista…) hanno subito fatto parlare di bluff a chi ama sentire la propria voce o il rumore delle dita sulla tastiera, Peccatore ha superato il suo primo turno agli Australian Open in tre set.
Partiva molto favorito con Purcell, vero, ma sono partite che si devono comunque vincere. La sfida successiva con Fucsovic era difficilissima (e ancora basisco di fronte alle quote sostanzialmente alla pari date dai bookmaker) e si è conclusa con una sconfitta severa, in condizioni anche difficili, tra vento e nervosismo.
La stagione europea indoor ora ha tutte le caratteristiche congeniali per il gioco e le ambizioni di Sinner. E sin qui la stecca presa con Ymer è la più grave dell’anno, specie dopo il trattamento dittatoriale che gli aveva riservato a Milano qualche mese fa.
Sinner ha perso nettamente in due set: 6/3, 6/4. Ingessato e falloso nel primo, più centrato nel palleggio nel secondo, dove ha tolto due volte di seguito il servizio all’avversario, restituendogli però il favore in ben tre occasioni.
L’etiopino/svedese ha giocato un match solido, di pura regolarità, ma a balzare agli occhi è stata l’assenza di colpi risolutivi dell’italiano, quell’esplosività che ha più o meno esibito in tutte le altre occasioni, anche nei match meno riusciti.
Particolarmente evidenti sono state le difficoltà al servizio, che non è mai stato il suo colpo finora, specie sotto il profilo delle variazioni, ma sembra essere un po’ sparita quella prima piatta a 200 km orari che comunque, ben piazzata, ha portato parecchi punti, specie indoor.
Nel match contro Ymer oltre a non pagare dividendi, il servizio è parso poco incisivo proprio a livello di velocità, soprattutto da metà del secondo set dove Sinner prendeva la rete con una prima di 150 km orari.
Se nel palleggio una minore penetrazione del colpi può essere anche il risultato di allenamenti molto intensi mirati ad aumentare la struttura muscolare (è l’ipotesi che mi sembra più probabile guardandolo in campo), in un colpo da fermo sorprende un po’ questa involuzione. Soliti problemi a rete, infine, questi da risolvere nel corso del tempo per dargli la possibilità di chiudere con agio il suo tennis aggressivo.
Ai tanti errori gratuiti (disastrose le percentuali sul rovescio incrociato, che sarebbe anche il suo colpo più naturale), si sono comunque sommate una percentuale bassissima di scambi vinti oltre i 10 palleggi e un minor spirito agonistico.
Il turbinio interiore di quello che detesta perdere era abbastanza evidente nell’espressione di Sinner, ma il modo con cui non ha lottato l’ultimo game mi ha un po’ stupito. Ci ho visto non solo mancanza di grinta ed energia, mentale e fisica, quanto soprattutto un certo disagio che speriamo svanisca presto.