Shangai: Matteo Berrettini divelle con agio Dominic Thiem

Shangai: Matteo Berrettini divelle con agio Dominic Thiem

Anche se siamo a Shangai si respira aria fresca. Due le cose che ci interessano particolarmente. La prima è che uno dei semifinalisti del torneo cinese è italiano: Matteo Berrettini, sontuoso vincitore del match con DominicThiem e alla prima semifinale in un Atp 1000.

La seconda è che a Shanghai il tennis maschile è rimasto con quattro protagonisti tutti appartenente a quella fantomatica Next Gen, ormai soprannominata Godot o Tartari del deserto, fate voi. Per amor di precisione sono quattro ragazzi in età Next Gen da quando l’Atp ha istituito le Finals, il Next Gen stagionale è soltanto Tsitsipas, che alle Finals di Milano manco ci andrà, visto che sarà impegnato in quelle dei grandi.

Curioso come questa ventata di novità nel circuito, attesa da molti appassionati quanto osteggiata dai cultori dell’immortalità tennistica dei soliti stranoti, si manifesti nel più giovane tra i tornei 1000, Shanghai, giunto all’undicesima edizione e decisamente refrattario alle novità, visto che nelle dieci precedenti ha annoverato nell’albo d’oro soltanto i nomi di Davydenko (prima edizione), Murray (tre volte), Federer (due volte) e Djokovic (il recordman, con quattro vittorie).

Gli ultimi due hanno salutato la compagnia oggi, abbattuti rispettivamente da uno Zverev in netta crescita e da Tsitsipas, finalmente tornato ai livelli primaverili. Nole, con la sconfitta odierna, ha inoltre praticamente consegnato a Nadal (che a Shanghai in carriera ha conquistato due finali) la corona del numero uno di fine anno.

Veniamo a Berrettini. Nelle scorse settimane, quelle immediatamente successive alla sbornia newyorchese, il nostro eroe aveva destato qualche preoccupazione, con i quattro tiebreak consecutivi persi, tra Gerasimov e Murray. L’ansia da Atp Finals possibili, si diceva, rischiava di giocargli brutti scherzi.

Inoltre, l’annunciato sorpasso al vertice del tennis italiano aveva evidentemente restituito motivazioni a Fognini, trasformato rispetto alla pallida esibizione nella Laver Cup ed impegnato con le unghie e con i denti nella difesa del primato nazionale. Ci ha provato anche oggi, Fabio, lottando come un leone con Medvedev, ma il russo è un muro e, in prospettiva, fa spavento. Aleggiava poi la famigerata legge aiellista, ancora non formalizzta, dell’inaspettato semifinalista Slam, destinato al successivo inevitabile tracollo.

Considerazioni che lasciano il tempo che trovano con un tipo come Matteo, basta dare un’occhiata alla sua carriera. E che puntualmente sono state restituite al mittente nel torneo cinese, primo 1000 dopo gli Us Open.

Disintegrato Struff (eh, ma è bollito), superato con relativo agio Garin (eh, ma il livello è più basso), abbattuto il rognosissimo Bautista (eh ma un cazzo), Berrettini si è presentato alla sfida con Thiem senza lasciare set agli avversari. E oggi ha confermato la tendenza, imponendosi 7-6 6-4, in un’ora e quarantuno minuti di match. Questo quando divelle, divelle in 2 set, le statistiche parlano.

Il primo set è filato via senza grosse emozioni, una sola palla break annullata da Berrettini nel fatidico settimo game. Il tiebreak è cominciato male per l’azzurro, con una palla trascinata fuori dall’impatto con il net; un gratuito dell’austriaco ha restituito la parità al primo cambio campo e Matteo, grazie a un doppio fallo di Thiem, si è poi portato avanti 6-4. Qualche problemino, come spesso capita, nella chiusura, pure un set point per Thiem, ma alla fine (e al quarto set point), finalmente l’urlo liberatorio.

Il settimo game del secondo set è stato invece fatale per Thiem, che ha concesso alla terza occasione l’unico break dell’intera partita. Sensazionale il punto che ha regalato il 15-40, un recupero pazzesco su una volèe smorzata di rovescio dell’austriaco. Sul 5-4 ancora qualche esitazione nel chiudere e altre due palle break (non consecutive) per l’austriaco, ma è molto bello poter contare su un grande amico come il servizio nei momenti decisivi (mostruosa, come sempre, la capacità di piazzare il servizio vincente dopo un brutto errore.

Anche se, onestamente, un aiutino glielo ha dato anche l’arbitro Bernardes nel penultimo punto, una palla contestata da Thiem che era effettivamente fuori) e sul drittone per chiudere il match.

E adesso? Adesso ci tocca Sascha Zverev eversore, non così a sorpresa, del divin felpato, ma intanto godiamoci il best ranking, l’undicesimo posto nella classifica Atp live (a dieci miseri punti dalla top 10), il numero 8 nella Race live e la leadership tra gli azzurri.

Basta?