Premessa: non ho visto un quindici. Di conseguenza, le mie considerazioni avranno necessariamente scarsissima rilevanza tecnica. Ancora meno del solito, intendo.
L’attesa del piacere è essa stessa piacere, diceva uno bravo. Se fosse vero, gli ultimi sei mesi per noi appassionati di tennis si potrebbero considerare come un continuo rito orgiastico.
Non è stato proprio così perché, a conti fatti, l’emergenza Covid ci ha privati completamente del nostro giocattolo preferito. Privazione intervallata ogni tanto da qualche zuccherino, ma non venitemi a dire che vi siete appassionati guardando le esibizioni, i campionati italiani, la serie A o per il video di Federer che palleggia con le ragazzine liguri.
Mentireste sapendo di mentire, dai, quello era solo metadone per tossici all’ultimo stadio, un contentino per ammortizzare lo strazio provocato dalla mancanza delle cose serie, dei tornei veri, quelli con i punti in palio.
Ieri, 20 agosto, con l’inizio delle qualificazioni del 1000 di Cincinnati-che-poi-è-a-New-York e con i challenger di Todi e Praga che entrano nel vivo, si può dire che la stagione 2020 del tennis maschile sia davvero ricominciata e mi piaceva pensare a questa come data della rinascita, possibilmente sotto il segno del movimento.
Parlo all’imperfetto perché la giornata italiana è stata tutt’altro che indimenticabile. Nonostante un ricco programma e una partecipazione massiccia dei nostri portacolori, che lasciavano sperare in altri risultati, riannodando il filo della crescita evidente spezzato a marzo dalla pandemia.
LACRIME GIOVANILI NELLA TERRA DI TODI
Partiamo da Todi. C’era grande attesa per i gemelli diversi Musetti e Zeppieri, ma sono arrivate due sconfitte, peraltro da pronostico, contro quei due navigati bucanieri di Hanfmann e Bagnis. In rimonta per Musetti, piuttosto netta per Zeppieri: sconfitte utili a far ripartire la grancassa di chi li vede poco umili, presuntuosi e troppo coccolati nel loro percorso di crescita.
Ecco, la grancassa, in questi mesi, non mi era mancata.
L’onore azzurro in terra umbra è stato salvato da Cecchinato, che ha confermato con Ficovich le buone impressioni dell’esordio con l’altro argentino Collarini. La fresca paternità sembra avergli fatto bene, ora lo aspetta Hanfmann, sarà un bel test.
LA MATTANZA DI CINCINNATI
Veniamo a Cincinnati che poi è New York. Primo 1000 della stagione, visto che la pandemia aveva bloccato tutto proprio nell’immediata vigilia di Indian Wells. Pattuglia azzurra nelle quali molto nutrita, cinque elementi, e sulla carta battagliera.
Sono arrivate subito tre sconfitte. Mager dopo avere perso nettamente il primo set è andato avanti fino al 4-2 del secondo, per poi subire il ritorno di Martin che ha chiuso al dodicesimo game; Travaglia con Gombos ha perso un primo set dominato dai servizi al tiebreak, ha vinto il secondo dopo aver recuperato un break, ma ha finito per cedere per 6-4 al terzo. Entrambi erano favoriti per i bookmaker.
Partiva contro pronostico Seppi, che invece dei tre è stato quello più vicino alla vittoria, portando a casa il primo set e mettendo la testa avanti anche nel secondo, fino al 3-1, prima di un parziale di zero giochi a cinque e di un break nel nono gioco del terzo che ha interrotto la sua corsa, premiando il coreano Kwon.
Grande derby a fine programma: lo scontro tra Sinner e Caruso garantiva comunque una presenza italiana al secondo turno anche se, vista la Caporetto pomeridiana, temevo inconsciamente che potessero in qualche modo perdere entrambi.
La sosta ha fatto bene a Caruso che inizialmente ha vestito i panni di un Djokovic in minore, prendendo tutto e rispondendo alla grande, prima di subire la rimonta di un Peccatore molto titubante e incostante, soprattutto al servizio. Arma trasformatasi in debolezza nei successivi set, che hanno garantito la vittoria a sorpresa di Caruso (nota di Aiello insonne).
Insospettabilmente Caruso è l’ultimo italiano rimasto, ma oggi incontra l’amico degli italiani ‘Baffo dei Village People’ Thompson e probabilmente verrà divelto. Almeno così dice la promo di Aiello su Telegram, satura di antinazionalismo.
Insomma, un ritorno alla sindrome del livescore non esattamente gratificante. Per usare una metafora, oggi mi sento come un paziente messo bruscamente a dieta dal medico curante che, sistemati finalmente colesterolo e trigliceridi dopo mesi di regime ferreo, si preparava a festeggiare l’evento con una sontuosa mangiata. Stroncata dallo sciopero nazionale dei ristoratori.
Ma lo sciopero prima o poi finisce e, comunque: oggi si riparte con qualche aspettativa almeno a Todi, oltre Cecchinato, hanno staccato il biglietto per i quarti Gaio e soprattutto Jimbo Moroni, che l’altro giorno si è divertito ad affogare nel bagnetto il giovane fenomeno Alcaraz Garfia, con tanto di celebrazione piuttosto enfatica sul sito dell’Atp.
Dai, che mi sta tornando l’appetito.