Visioni domestiche pandemiche, ovvero il cinema on demand, su Mymovies, durante l’infinita parentesi del Covid. Non ci lamentiamo vai, meglio di niente, anche se per me il Torino Film Festival è anche e soprattutto un mood fatto di incontri, consuetudini, camminate cittadine, cene con amici e proiezioni a raffica. In sala.
The Dark and the Wicked è il nuovo horror di Bryan Bertino (quello di The Strangers e sequel e di The Monster) e non poteva che finire nelle schizofreniche Stanze di Rol, più che una sezione il luna park cinefilo, a immagine somiglianza, dell’amico Pier Maria Bocchi, che con Torino ha una storia lunghissima, proseguita anche sotto la nuova direzione di Stefano Francia di Celle.
Un horror scheletrico, dall’impianto essenziale e dall’andamento dilatato, fatto di campi, controcampi e rimandi sinistri, che mette davvero paura e affoga nella disperazione di una famiglia disgregata e portata all’autodistruzione. E di un Texas senza tempo, dove ti aspetti sempre di vedere Leatherface fare capolino con la sua motosega.
Soprattutto The Dark and the Wicked viaggia su binari ormai inusuali: si sottrae alle scorciatoie e alle regole fragorose della nuova paura, riaffermando, con una semplice storia di dolore e malattia, la necessità di riappropriarsi degli stilemi più istintuali e profondi del genere. Prendendone a pretesto il più ancestrale dei temi: il demonio. Nella sua presenza fisica e nel suo rimando interiore.
Probabilmente gli intenti (o i risultati) teorici sono persino più interessanti del film stesso, a cui manca un balzo fuori da un nichilismo probabilmente anche un po’ facile, ma avercene di horror capaci di rimanerti addosso con tanta forza.