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L’alfabeto peccatoriale di Jannik Sinner

Ebbene sì, ormai è un anno che parliamo di Jannik Sinner, lo associamo sistematicamente al termine mascotte del sito (DIVELLERE) e ci piace pensare di essere stati i colpevoli del tormentone “peccatore”.

Un po’ siamo anche gelosi del fatto che i suoi grandi risultati ne abbiano sdoganato il nome in ogni contesto sportivo e non (domani scoprirete cosa intendiamo con quest’ultima frase un po’ sibillina) e ci piacerebbe che in futuro Sinner si ricordi di noi, tra un grande torneo e l’altro.

Ma oggi, dopo, averlo fatto per Matteo Berrettini, è tempo che anche Sinner abbia un alfabeto tennistico.

A come ANVERSA

La prima vera epifania di Sinner in un tabellone del circuito maggiore. A partire dalla vittoria travolgente nel secondo turno con Monfils, per continuare con il primo quarto di finale e con la prima semifinale in un 250 in carriera.

Qualche anno fa il torneo di Anversa era celebre per la racchetta di diamanti, premio pnesato per chi fosse capace di aggiudicarsi il torneo per tre volte in cinque anni. Location perfetta per mostrare al mondo un diamante grezzo come Jannik Sinner.

B come BERGAMO

Facciamo un passo indietro. Febbraio 2019. Sinner, reduce da un inizio di stagione tutto sommato normale per un diciassettenne alle prime armi, ottiene una Wild Card per il tabellone principale del challenger di Bergamo, classico appuntamento italiano tardo-invernale, che vede nell’albo d’oro nomi come Santoro, Seppi (due volte), Paire e Herbert.

Si tratta di designare il successore di Matteo Berrettini, che proprio da Bergamo aveva fatto partire il suo eccellente 2018. Jannik si presenta al via da numero 546 del mondo, con l’obiettivo di fare esperienza e, magari, portare a casa qualche vittoria. Ne arrivano sei, compresa quella eloquente per 63 61 in finale con Marcora, e il mondo degli appassionati di tennis – anche quelli abituati a sentir parlare solo di Federer, Nadal e Djokovic – inizia a prendere familiarità con il nome di un promettente ragazzino altoatesino.

C come CONTRAPPASSO PECCATORIALE

Tra le numerose leggi codificate su queste pagine vi è quella del Contrappasso peccatoriale, ovvero la rivincita virulenta e sanguinosa del nostro eroe nei confronti del pazzo che abbia precedentemente osato sconfiggerlo in malo modo.

La legge fu teorizzata da Aiello, dopo trenta giorni passati nel deserto cibandosi di locuste, durante i primi scambi (obiettivamente sconsigliati a un pubblico sensibile) del match di primo turno ad Anversa con il polacco Majchrzak, l’uomo-codice fiscale che gli aveva concesso un solo game nella finale di Ostrava, ai primi di maggio.


La legge ha altri emendamenti e dimostrazioni, ma merita un supplemento di dimostrazione, visto che Bedene e Wawrinka ne sono usciti indenni.

Il giorno in cui Sinner divelse lo stiloso impiegato del catasto Kohlschreiber

D come DRAVA

Jannik Sinner è nato a San Candido (vedi sotto, alla lettera I), ameno e ridente comune altoatesino bagnato dal fiume più lungo d’Italia.La Drava, appunto, con i suoi 749 chilometri, non fate quelle facce perplesse da padani irrisolti, apritevi al mondo e lasciatemi sfoggiare la mia inutile cultura nozionistica.

Questo importante affluente del Danubio, nel suo percorso fino alla confluenza, sintetizza alcuni momenti importanti del 2019 di Sinner, visto che attraversa Austria (Vienna, prima WC in un 500), Slovenia (patria di Bedene, capace di batterlo due volte nell’anno, sfuggendo così alla legge del Contrappasso peccatoriale), Ungheria (Budapest, prima qualificazione – da lucky loser – e prima vittoria in un 250) e Croazia (qui non mi viene in mente nulla… ah no, Umago, io c’ero, lui c’era, ma non l’ho visto. Come a Milano).

E come ERBA

A conti fatti è stata la superficie che ha regalato meno soddisfazioni nel 2019 di Sinner. Però… ci sono parecchi però. A partire dal fatto che la stagione erbivora si colloca proprio alla fine dell’anno scolastico (e Jannik, ragazzo giudizioso, non vuole certo trascurare quest’impegno, quindi nel periodo immediatamente precedente ha alternato libri e allenamenti). Per continuare con un’altra considerazione: data l’assenza totale di esperienza pregressa, per scelte di carriera junior, l’unica erba familiare era quella degli alpeggi delle sue parti.

Eppure, presentandosi per la prima volta su una superficie tradizionalmente indigesta per i novizi, ha immediatamente passato le qualificazioni nel torneo di Rosmalen (s-Eccetera è indigesto pure per me), battendo un vecchio filibustiere come Lacko, invocando la legge baratro (finalista a Eastbourne l’anno prima) e il connazionale Fabbiano (semifinalista a Eastbourne due settimane dopo). Tanto per chiarire che l’adattamento e la facilità di apprendimento non sono certo problemi.

F come FILOTTO

Bergamo (challenger), Trento (futures) e Santa Margherita di Pula (futures), sedici vittorie consecutive, tra febbraio e marzo, in pratica agli esordi. E duecento posizioni nel ranking scalate.

G come GOVEAS E GIACOMINI

I primi due tennisti battuti da Sinner in un tabellone principale, rispettivamente futures e challenger. A modo loro hanno fatto la storia.

H come HUMBERT

Pure Ugo ha scritto un pezzo di storia, a modo suo. Sconfiggendo Jannik nel terzo e inutile match del girone, nelle Next Gen Finals di Milano, il torneo dell’esplosione della Sinner-mania.

I come INNICHEN

Nome crucco di San Candido. Una delle poche zone altoatesine (scusate, suditirolesi) di confine con l’Austria al di là del naturale spartiacque alpino, come stabilito dopo la fine della prima Guerra mondiale. Dio benedica in eterno Francesco Saverio Nitti e il trattato di Saint-Germain-en-Laye

J come JANNIK

Chiariamo una volta per tutte, senza la C, alla tedesca. E neanche come Yannick (alla francese), come Noah e (pare) il cane di Berrettini.

L come LAMASINE

Ovvero, la maledetta legge del lucky loser. Il tennis è uno sport dove la sorte ha un peso specifico significativo, la strada verso il successo in un torneo comincia dal sorteggio. Capita, quindi, per la legge dei grandi numeri, l’avversario che non incontri mai come quello che ti ritrovi di fronte tutti i momenti.

Il francese Tristan Lamasine, con il suo nome da eroe d’amore medievale, in ottica sinneriana appartiene al secondo gruppo, per i quattro testa a testa del 2019. Tre a uno per Sinner, ma l’unica partita disputata in un 250 ha visto prevalere il francese, sconfitto da Jannik nell’ultimo turno delle qualificazioni e ripescato proprio contro il nostro. La legge non fa sconti nemmeno al Peccatore.

M come MELBOURNE

Il primo appuntamento da segnare sul calendario del 2020. Vero, ci sarà l’esordio a Doha, dove ha chiesto e ottenuto una WC, ma qui si tratta della prima volta direttamente in un tabellone Slam, senza passare per le qualificazioni. Qualche bookmaker quota la sua vittoria nel torneo a 300, poi non dite che non ve l’avevo detto.

N come NEXT GEN

La prima vittoria in un torneo maggiore, che non si scorda mai anche quando non porta in dote punti Atp. Torneo che, per classifica, Sinner non avrebbe neanche potuto disputare, ma a volte la buona sorte sostiene i meritevoli. E, oltre alla buona sorte, anche l’esperienza aiuta: la mancata wild card a Berrettini nel 2017 (eliminato nelle famigerate prequali) era un pericoloso precedente e così la Federazione ha optato per la WC diretta a Jannik. Il resto è storia.

O come ORTISEI

Se Bergamo è stato l’antipasto, Anversa il primo piatto, Milano l’abbondante secondo con contorno, la vittoria nel challenger di casa ha rappresentato il dolce, con tanto di ciliegina sulla torta. Cinque vittorie senza perdere un set e best ranking, con la pittoresca scenografia dell’abbondante nevicata dalle finestre del Palazzetto.

P come PECCATORE

IL soprannome, in abbinamento con il conseguente e necessario verbo ‘divellere’, eventualmente con agio.

Q come QUELLA ROBA Lì CHE CONTINUANO A CHIAMARE DAVIS

Partiamo dai fatti, quindi dalla mancata convocazione per la fase finale. Jannik Sinner a Madrid non c’è, neanche come numero cinque per fare, come si dice in questi casi, “tanta esperienza”.

Le parole del ragazzo a Milano e in qualche intervista successiva confermano la scelta condivisa (se non, addirittura, caldeggiata dallo staff di Jannik, per preparare meglio il fondamentale 2020) e sembrano essere un po’ di circostanza, buone soprattutto per stemperare in partenza eventuali polemiche, in caso di risultato non esaltante della squadra. Ci saranno altre occasioni, uh se ci saranno.

Sinner con Piatti, foto di Felice Calabrò via Ubitennis

R come RICCARDO PIATTI (ma anche come rimonte!)

Ogni tanto mi capita di percorrere in auto Corso Savona, a Moncalieri. E mi viene automatico guardare verso la collina e pensare al circolo Le Pleiadi, dove tutto ha avuto inizio. I Piatti Boys, Furlan e Caratti portati nell’élite mondiale e ai quarti slam. Oppure Federico Mordegan, quello che forse aveva più talento di tutti, ma non ce l’ha fatta.

Omar Camporese (nel periodo d’oro), e un ragazzino croato nato in Bosnia e rifugiatosi nella cintura torinese per scappare via dal sanguinoso disfacimento jugoslavo. Per portare quel ragazzino, Ivan Ljubicic, al numero tre del mondo, Riccardo Piatti ha detto “no, grazie” a Novak Djokovic, quando il serbo, dopo un anno di collaborazione, aveva individuato lui come coach a tempo pieno, per arrivare dov’è arrivato.

Poi, sotto le cure del coach comasco, sono passati tra gli altri Gasquet (riportato in alto dopo una lunga crisi telonettistica), Raonic, Coric. La sua accademia di Bordighera è oggi un punto di riferimento costante per mezzo mondo del tennis.

Eppure, alla domanda di Stefano Semeraro su La Stampa “Ha mai allenato un italiano così forte?”, Piatti ha risposto: “No, e neanche uno straniero”. Con buona pace di tutti gli “è giovane, lasciatelo in pace, non mettetegli pressione”, letti in questi mesi.

S come SHARAPOVA

Ecco, appunto, l’accademia di Piatti a Bordighera da qualche mese è la casa di Maria Sharapova e lo sarà anche nel 2020, con l’obiettivo dichiarato del ritorno ai massimi livelli. Ovviamente la presenza di Masha ha coinvolto anche il nostro Jannik, in un tripudio di allenamenti, preziosi consigli e confidenziali storie su Instagram (anche con l’amichevole partecipazione di Marat Safin).

Tiriamo le somme: un diciottenne, (immagino) in piena tempesta ormonale, si trova fianco a fianco con un’icona del tennis e dello star system, evidentemente in grado di turbare il sonno anche a soggetti più navigati. E il rendimento in campo non ne risente, anzi. Il dubbio che sia un robot, a questo punto, si fa strada.

T come TESTA

Se c’è un aspetto che lascia basiti, guardando le partite di Sinner, è la capacità di alzare il livello nei momenti importanti di un match. Il 4-4 in un set è praticamente anteprima di sentenza: se serve, sarà quasi certamente game a zero, se risponde sarà break. Questo è il colpo che non si può insegnare, l’atteggiamento mentale del grande campione, il preludio a inevitabili magnifiche sorti e progressive.

Ma poi quando detesta perdere questo qui, proprio gli fa schifo (nota di Aiello).

U come US OPEN

Il primo slam in cui ha raggiunto il tabellone principale, superando le qualificazioni (dopo la sconfitta all’esordio in quelle di Wimbledon, in un match maratona con Bolt – lo so, è voluta, sono schiavo della battuta. E anche delle rime baciate). Per inciso è anche, parole sue, il suo slam preferito.

V come VALKUSZ

Dopo la lettera G, dedicata alle prime vittime peccatoriali in futures e challenger, sentivo il dovere civico e morale di citare anche il primo avversario sconfitto in un Atp 250, a Budapest. Mate Valkusz, wild card ungherese classe 1998, con alle spalle l’etichetta di grande promessa e il numero 1 junior, ma anche troppi guai fisici, tra infortuni e mononucleosi.

Sinner contro Wawrinka, foto di Mike Stobe per Getty Images, via Sky Sport

W come WAWRINKA

Lo zio Stan, vecchia volpe, lo ha un po’ portato a scuola, sia all’esordio in un tabellone slam che nella prima semifinale tra i grandi. La tecnica dell’affogare il bambino nel bagnetto funziona, nel breve periodo, anche se a New York si è messo molta paura e spesso ha dovuto rallentare lui il gioco. Vedremo in futuro.

Y come YMER

Da quel tremendo 6 novembre, ogni notte lo svedese si sveglia di soprassalto, tutto sudato, cercando istintivamente di tirarsi via dai piedi la risposta di Sinner alla sua prima. Che non è per niente male, oltretutto.
La batosta in meno di un’ora nel secondo match del girone, nelle Next Gen Finals di Milano, ha causato alla sua autostima più danni di un attacco di dissenteria in ascensore, al culmine di un appuntamento galante.

Z come ZIBALDONE

Lettera classica (e un po’ paracula), per far passare dalla finestra tutto quello che non è entrato dal portone nell’alfabeto. Quindi naturalmente lo sci, visto che fino a tredici anni era lo sport principale praticato dal piccolo Jannik, con significativi risultati a livello nazionale.

Il tennis, che pure dava altrettante soddisfazioni, era poco più che un passatempo, sotto la guida dei primi maestri Heri Mayr e Andrea Spizzica. Poi i record di precocità, più giovane italiano di sempre ad entrare nella top100 e a vincere una partita in un Atp Masters 1000 (con Johnson, in rimonta epica, a Roma), più giovane vincitore delle Next Gen Finals e altri cento che qui non sto a citare.

Infine il più classico dei classici, il pronostico non richiesto: dove sarà Jannik a fine 2020? Facendo un parallelo con il 2019 di Auger-Aliassime, più grande di un anno e con un 2018 molto simile all’attuale stagione di Sinner (ma senza i botti finali), razionalmente si potrebbe ipotizzare una classifica da top20, magari con best ranking intorno al 15.

Segnalo comunque che la quota di Jannik Sinner numero uno del mondo al 23/11/2020 è 2001. Io preferisco vivere di rimorsi piuttosto che di rimpianti e, nel dubbio, l’ho giocato. Se vinco cambio macchina e incollo una sua decalcomania sul lunotto posteriore, glielo devo.