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Ubriacata dal serve and volley, Simona Halep cede a Taylor Townsend

Bye bye Halep, bye bye raziocinio: livida di rabbia, incredula, tatticamente nulla, la rumena ex numero 1 del mondo, perde al tie break del terzo set contro la Towsend ed esce al secondo turno degli Us Open.

Per i più Taylor Towsend è un nome ignoto: 23 anni, 116 al mondo, fuori dal circolo degli appassionati, è al massimo conosciuta più per la sua chiacchierata obesità che per le sue doti tecniche, che ci sono eccome.

Un gran momento e una grande vittoria non solo perché ci piacciono gli outsider e le sorprese, ma per il tennis visto: coraggioso, intenso, quasi suicida nel rifiuto dello scambio. E della sconfitta. Sì perché quando l’americana ha servito per il match sul 5 a 4 e ha perso un match point di sola sfortuna, partita la rimonta della Halep nessuno le dava più credito.

Invece ha continuato a giocare nello stesso modo: vincenti a tutto braccio nei game di risposta e un asfissiante serve and volley che ha mostrato gli usuali limiti della Halep, e in generale di queste campionesse incapaci di interpretare una partita fuori dal palleggio insistito e muscolare.

Esemplari gli ultimi game, in cui la Townsend non metteva più la prima e si buttava seguendo una buona seconda al corpo. La risposta della Halep era sempre identica: veloce sul rovescio dell’avversaria, che piazzava una bella volè mancina tagliata per poi mettere il naso sulla rete, coprire il lungolinea e benedire il palleggio, senza che alla rumena venisse mai in mente di giocare un pallonetto o provare qualcosa di differente.

Stesso copione fino all’ultimo punto, quello del trionfo e del sicuro chiacchiericcio post match. In cui si parlerà di atlete curvy, diete, sogno americano e molto poco di tennis. Che rimane uno sport ancora eminentemente tecnico, vista la quantità piuttosto rilevante di atlete non esattamente in forma fisica.

[foto credito: Foto da GettyImages, in bassa risoluzione dal sito ufficiale della Wta]